mercoledì 8 agosto 2012

Portare la barca all'asciutto

"Noi in qualche modo "amm tirat  'a varc 'o 'sciutt   ma i figli nostri?"Gruppo di famiglia sotto l'ombrellone: i nipotini, i genitori poco sopra i trenta, i nonni che hanno appena raggiunto il traguardo della pensione o stanno per arrivarci.  Sintesi dei discorsi sospesi fra gli affanni di sempre, Monti e il rigore; si commenta che quest'anno 6 italiani su 10 non sono partiti per le vacanze; gli interrogativi sull'autunno che verrà, è l'inquietudine della neo nonna che ricorre alla saggezza dei modi di dire napoletani.
Noi abbiamo tirato la barca all'asciutto. E l'interrogativo supera la stagione delle castagne per spingersi oltre. Il futuro dei figli giovani, che lavorano e non lavorano, che se lavorano non si sa fino a quando e a quali condizioni lavorano. Hanno figli piccoli, l'impegno morale, materiale ed economico di mettere su casa preso grazie ai genitori che danno una mano quando serve, e serve spesso, sempre più spesso. La generazione del dopoguerra , giovani coppie degli anni Sessanta, una vita di lavoro per comprare la macchina, il frigorifero, la casa, il televisore a colori. Quante mogli hanno messo da parte dalla spesa le monete, da cento lire, la cinquecento lire di carta accantonando un anno intero la cifra necessaria per qualche giorno al mare o per il divano nuovo.
Quelle casalinghe dell'era del dado star oggi sono nonne e guardano alle figlie con apprensione: a quelle  che hanno i figli piccoli, a quelle che decidono che un figlio proprio non possono permetterselo. Economicamete ed emotivamente. Perchè da un individuo adulto ad un essere bambino il passaggio di sentimenti di fiducia e sicurezze dovrebbe essere un diritto naturale. Come una volta, non tanto tempo fa, solo una generazione fa in fondo. Dell'ultima generazione che è riuscita a tirare la barca all'asciutto.


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