mercoledì 29 agosto 2012

Rispetto: può rifiorire?


Rispetto. Rispetto delle scelte, rispetto del proprio mestiere, rispetto delle regole di accesso alla professione ,  rispetto dei ruoli. Siamo così in mezzo, talmente una generazione di mezzo da non sapere più se sia un valore da praticare o da rivendicare.   Con quella sensazione perenne dell’essere fuori da un invisibile cerchio; dove non sempre chi  è dentro è più bravo di te.

Visto da Sud, quel cerchio è popolato spesso da persone incapaci ma ben introdotte, dotati del cognome e del lasciapassare giusti. Il posto fisso è stato un inesauribile merce di scambio nel sottobosco della politica locale che ha creato, fedeltà  ad un consenso fatto di riconoscenza malata; e di rispetto malato.  Senza alcun rispetto per le regole elementari di convivenza civile.  

Intanto eccoci, ci siamo: in una condizione comune di persone mature ma non più giovani, nel pieno di un’età produttiva e riproduttiva, in una ambiente ostile che ci emargina dalla produzione e negandoci la pienezza dell’essere genitori capaci dell’orgoglio di tirar su i figli con la dignità del proprio lavoro.  E noi nell’incertezza di un eterno salto nel buio: di contratto in contratto che non sai mai se ti verrà rinnovato; di retribuzioni che slittano di mesi ed anche di anni; di tempo che passa e lascia spazio a quelli più giovani di te, sfruttati  quanto te o di più, se possibile.

E  allora quello da riprenderci e da rinvigorire è il rispetto per se stessi che è stato il primo ad affievolirsi; è attenuato, ma è lì, toccherà farlo rifiorire. Solo nella consapevolezza del rispetto di noi stessi, del sapere che siamo in tanti  a combattere una guerra personale che sta diventando storia collettiva potremo chiedere il rispetto di chi è chiamato a decidere le politiche pubbliche di crescita e di sviluppo del Paese.

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