domenica 11 ottobre 2015

Volantinaggio, animatore per feste, ragazzo del bar over 40

Ne vedo sempre di più in giro.

Distribuiscono volantini agli angoli delle strade, alle uscite delle metropolitane, fuori scuola e hanno più di quarant'anni.
Escono dai bar ben decisi a tener in equilibrio i vassoi di caffè e cappuccini ed hanno più di quarant'anni.
Organizzano giochi e manipolano palloncini alle feste per bambini ed hanno più di quarant'anni.

Un tempo erano lavori per studenti universitari che conservare qualche lira per le vacanze o la pizza del sabato sera. Non era molto tempo fa. Non va bene per niente





martedì 1 settembre 2015

Italiani a testa in giù per 3 euro l'ora

Estate è anche il tempo di raccolta d'ortaggi mediterranei e dalle campagne:  le serre della Piana del Sele e le immense distese di coltivazioni di pomodori in Puglia celano storie a centinaia di sfruttamento, caporalato che è ben più della tradizionale e bucolica fatica che l'agricoltura comporta.

Parlano di italiani che per 3 euro l'ora, sotto il sole arroventato sono tornati a lavorare nei campi. Lo certificano le cifre dei sindacati che parlano di persone di mezza età che avendo perso altri tipi di lavori ripiegano e si piegano sui campi a coltivare e a raccogliere.

Lo raccontano i reportage e le cronache dei quotidiani  che parlano di questo ritorno massiccio alla terra di tanti che avevano immaginato e sognato di guadagnarsi da vivere in altri settori, tentando personali ascese sociali. Speravano  di non dover guardare la vita a testa bassa;  non è  solo terra quel che vedono. Più di tutto sentono  l'asprezza della sottomissione.


mercoledì 26 agosto 2015

Non solo i trentacinquenni di #Saviano

Pescare fra le parole in rete le considerazioni di Roberto Saviano sulla precarietà dei trentacinquenni  http://espresso.repubblica.it/opinioni/l-antitaliano/2015/08/19/news/i-nostri-genitori-cicale-del-xx-secolo-1.225563 mi ha suscitato sentimenti contrastanti.

Saviano mi piace, ammiro la sua personale resilienza nel trasformare una vita vincolata in una immensa dedizione alla scrittura letta, scritta, insegnata. Perciò leggere del suo soffermarsi sulla precarietà dei trentenni  per colpa della generazione dei genitori che hanno saccheggiato tutto, mi è risuonato importante, ancorché più prestigioso del mio riflettere sul sillabario che è giusto un passo indietro rispetto alla generazione di Saviano.

Qui si parla e nessuno lo fa, di una generazione invisibile: 35.- 55enni con lavori precari, figli, scelte tradite e deluse  con lo sguardo rivolto alle convinzioni del passato: lavoro fisso, diritti, sicurezze.

Tutti ne conosciamo, ma nessuno se ne accorge.

Si parla di disoccupazione giovanile, si programma in contromisura lavoro per i giovani.

Si ignora la precarietà della generazione di mezzo e non si nomina e quel che non si nomina non esiste. E se non esiste, non si pensano opportunità da offrire.

martedì 18 agosto 2015

Electrolux: lavorare a ferragosto, ognuno per sè e Dio per tutti

Massimo rispetto per i 101 lavoratori della Electrolux che hanno deciso di andare a lavorare nel giorno di Ferragosto.

Sono 101 persone con, storie e vite che celano probabilmente più di 101 motivazioni diverse a supporto del loro varcare i tornelli dello stabilimento di Susegana.

Decisione privata che avendo un risvolto pubblico richiede una riflessione pubblica. Ed essendo ferragosto di grandi firme a commento della questione non ne ho trovate. C'è lavoro e lavoro e ferragosto e ferragosto.

Posto fisso con garanzie Ferragosto da festeggiare
Posto ad alto rischio di precarietà a Ferragosto meglio andare a lavorare

Con buona pace dei sindacalisti che erano contrari, opinionisti che hanno taciuto e giornalisti che non hanno fatto inchieste ma solo titoli distratti e ferragostani.

mercoledì 12 agosto 2015

Insegnanti precari: o la famiglia o il lavoro

Deportazione. E' la parola che più ricorre fra i precari della scuola che aspirano ad una cattedra per il prossimo anno scolastico. Ed è una parola forte, che rivela una denuncia forte, carica di tensione, soprattutto da Sud: "Deportazione dal Meridione verso il Nord". Vuol dire rischiare di dover lasciare  forzosamente, a più di 40 anni di età, famiglie, figli, terre d'origine.

In particolare, Raffaele Salomone Megna della Gilda Unams-insegnanti sostiene che  immissioni in ruolo regolamentate così "penalizzano soprattutto le donne, soprattutto meridionali che oltre ad essere il collante della scuola italiana per numero e professionalità sostituiscono lo stato sociale completamente distrutto, assistendo anziani e ammalati".

La questione riguarda, nell'ambito della legge 107, più conosciuta come "La Buona Scuola"  la terza e la quarta fase della stabilizzazione dei precari. In questo livello della riforma sono disponibili 48.821 cattedre normali e 6446 di sostegno: gli insegnanti aspiranti - la maggioranza con tanti anni di supplenze alle spalle - possono fare domanda online entro  il prossimo 14 agosto e sono obbligati ad indicare 100 province e aspettare l'esito della destinazione determinata incrociando numero di richieste su quel territorio e punteggio maturato dai prof aspiranti. Si avranno 10 giorni per accettare l'incarico. Prendere o lasciare.

Molti i dubbi sui risvolti organizzativi: in tanti, organizzati in gruppi sui social media pensano di non presentare la domanda per protesta; i sindacalisti interpellati sui rischi di esclusione  dalle graduatorie sia in caso  di mancata presentazione della domanda sia in caso rifiuto dell'incarico  non riescono ad interpretare la questione in modo univoco.

La concomitanza con il periodo estivo, fra ferie e vacanze non aiuta: i media tacciono e la questione occupa e preoccupa solo chi alla rincorsa affannata di un lavoro che dia una qualche certezza non vede davanti a sè che un orizzonte autunnale denso di incertezze.




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mercoledì 5 agosto 2015

#esemprestate

Frantumata ogni certezza di lavoro, disintegrata l'aspirazione al riposo, alle ferie pagate. Alla sicurezza delle due settimane d'agosto di stop dalla routine lavorativa.

La precarietà obbliga a molti adattamenti, e di sicuro quello di attraversare il mese di agosto indenni se si è fra i 35 e i 55 anni, non si ha un lavoro fisso con retribuzioni certe e puntuali e si ha una famiglia da mantenere è il più faticoso e infido.

Sembra lontanissimo, eppure non è tanto tempo fa, il tempo in cui i nostri genitori s'affaccendavano nel preparare la partenza: la merenda per il viaggio, acqua e frutta in borsa frigo; il capofamiglia a far quadrare i bagagli dentro e sopra l'automobile. Direzione vacanza.

Chi è venuto appena dopo e gli si è trasformato in frana il terreno delle certezze e del futuro sotto i piedi mentre si preparava a correre, per 11 mesi rincorre e si adatta a lavori senza prospettive e nel mese cerca di non andare troppo in ebollizione.

In fondo #esemprestate basta aspettare che passi.


domenica 2 agosto 2015

Mappe della precarietà: l'analisi in una raccolta curata da Emiliana Armano e Annalisa Murgia

In quest'epoca di crisi la società italiana  si caratterizza  per la perdita di punti fermi: 

si perde stabilità 

nei tempi di lavoro - non esiste più il posto di lavoro, uno, sicuro e per tuta la vita produttiva
nelle retribuzioni - si viene pagati poco e in modo discontinuo nel tempo
nei percorsi professionali - si rimane fermi anzi si viene superati dai più giovani che accettano condizioni di sfruttamento
negli affetti: se si ha famiglia la fatica di far quadrare i conti di mangia la bellezza dello sguardo sul futuro dei figli
nelle garanzie e nelle tutele dei diritti: se non ti sta bene avanti un altro.

Ciò accade in un contesto caratterizzato dalla pressante richiesta di flessibilità e un'esiguità di risorse per il welfare che condiziona le biografie individuali e collettive. Le fratture sempre più nette con il vecchio modello di regolazione si traducono nell'aumento delle diseguaglianze sociali.

La vita vissuta analizzata in una raccolta di saggi Mappe della precarietà volume I e II  a cura di Annalisa Murgia e Emiliana Armano scaricabili  gratuitamente nella collana  libri di Emil.


mercoledì 24 giugno 2015

#ResistANSA Nessuno è al sicuro e non è una buona notizia

L'Ansa. E' stato anche un mio luogo di lavoro, temporaneo e precario, simile nella diseguaglianza a tanti altri ma non è uguale agli altri. Non si tratta di banale nostalgia degli anni giovanili carichi di speranza fresca ma del piccolo orgoglio di aver fatto parte per un tempo della più importante agenzia d'informazione italiana.

Conosco la redazione di Napoli, da anni sottodimensionata per una città complessa come questa capace come poche, nella sua complessità, di generare personaggi e fatti, eventi e personalità. Notizie che per essere passate nel circuito informativo nazionale necessitano di professionisti capaci di leggere oltre che la realtà, decodificare i comunicati, scansare le marchette, fronteggiare le pressioni di poteri grandi e piccoli nell'interesse del bene pubblico dell'informazione libera e obiettiva.

L'azienda ha appena annunciato un piano di 65 esuberi.  Meglio di me dicono i sindacalisti, io semplifico: 65 giornalisti resteranno a casa in cassa integrazione oppure potranno lavorare se lavoreranno tutti meno e tutti saranno pagati di meno.

Pessima notizia, basta sostituire esuberi con persone per sentirne tutta l'eco sinistra.
Pessima notizia, come si può essere competitivi senza professionisti capaci.
Pessima notizia, non si compete affidandosi a stagisti a rotazione, a collaboratori pagati 3 euro a lancio.

Dai manuali di giornalismo e dalla memoria collettiva l'Ansa si racconta come la prima agenzia giornalistica italiana. Se così è #ResistANSA deve essere una battaglia di tutti, fuori dalle divisioni del chi è dentro e chi è fuori dal cerchio delle tutele. Come si vede non solo non sono per tutti ma non sono neanche per sempre.