mercoledì 26 agosto 2015

Non solo i trentacinquenni di #Saviano

Pescare fra le parole in rete le considerazioni di Roberto Saviano sulla precarietà dei trentacinquenni  http://espresso.repubblica.it/opinioni/l-antitaliano/2015/08/19/news/i-nostri-genitori-cicale-del-xx-secolo-1.225563 mi ha suscitato sentimenti contrastanti.

Saviano mi piace, ammiro la sua personale resilienza nel trasformare una vita vincolata in una immensa dedizione alla scrittura letta, scritta, insegnata. Perciò leggere del suo soffermarsi sulla precarietà dei trentenni  per colpa della generazione dei genitori che hanno saccheggiato tutto, mi è risuonato importante, ancorché più prestigioso del mio riflettere sul sillabario che è giusto un passo indietro rispetto alla generazione di Saviano.

Qui si parla e nessuno lo fa, di una generazione invisibile: 35.- 55enni con lavori precari, figli, scelte tradite e deluse  con lo sguardo rivolto alle convinzioni del passato: lavoro fisso, diritti, sicurezze.

Tutti ne conosciamo, ma nessuno se ne accorge.

Si parla di disoccupazione giovanile, si programma in contromisura lavoro per i giovani.

Si ignora la precarietà della generazione di mezzo e non si nomina e quel che non si nomina non esiste. E se non esiste, non si pensano opportunità da offrire.

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