venerdì 23 novembre 2012

Primarie centrosinistra, #politicalimpida: Laura per Laura

Scelgo Laura Puppato perchè rispetto alla precarietà propone la gradualità della tutela e la  creazione di un solo tipo di contratto a termine.
Ma non è la sola ragione che mi ha spinto a sostenerla nella competizione delle Primarie del Centrosinistra. E' questione di coerenza.

Personale e professionale. 

Andiamo dicendo da tempo che le donne non hanno spazio nei luoghi di decisione e gestione. Non vengono indicate e scelte  per ruoli di responsabilità e non vengono candidate per essere elette. Il potere è una cosa da uomini. E perchè una donna si segga bisogna che un uomo si alzi. E infatti nel caso di Laura Puppato non si è alzato nessuno, si è fatta avanti incoraggiata da Concita de Gregorio firma autorevole di Repubblica. 

Bel tandem di una donna che riconosce l'autorevolezza in un'altra. E qui si scioglie un nodo della relazione fra donne. Dicono che non ci riconosciamo tra noi. Non è questo il caso. Mi piace questa modalità, la voto.

Nella bella assemblea femminista "Primum Vivere" di Paestum, Marina Terragni, penna brillante di Io Donna, ne ha fatto un filo dei discorsi intessuti intorno alla questione della rappresentaza femminile. In quel gruppo di lavoro mi confronto con le altre, ora una donna che si fa avanti c'è, la stavamo aspettando. Si aggiungono tasselli della sua biografia: brava sindaca in territorio leghista, concreta, ambientalista, sguardo genuino ma non ingenuo. La voto.

Da anni scrivo di donne, l'informazione di genere è un punto di vista professionale che pratico con convinzione: l'ho fatto per l'Ansa lavorando al primo ed unico notiziario dedicato alle pari opportunità, proposto da una agenzia generalista; per il Paese delle Donne e per Noi Donne, riviste storiche del femminismo italiano; lo faccio per Comunicare il Sociale - Corriere della Sera, giovane testata specializzata e preziosa rete informativa del Terzo Settore.
L'assenza delle donne nelle assemblee elettive e nelle istituzioni è una questione cruciale. Non posso solo continuare a scriverne. La scrittura militante non toglie niente al rispetto che ho per il mio mestiere. Anzi. La voto.

Sono iscritta al Partito Democratico, credo che l'Italia abbia bisogno di una forza capace di declinare ed intrecciare i valori della sinistra riformista e del cattolicesimo democratico. Lo scenario delle primarie dei candidati e dei media mi è parso subito falsato: polarizzare tra Bersani e Renzi o al massimo a Vendola era una falsa partenza. Votarne uno per non far vincere l'altro è  uno spauracchio che mi urta. A Napoli dove vivo, la classe dirigente del pd non può permettersi questo ragionamento. Le "democratiche" partenopee bravissime redattrici di documenti, appelli, piani di azione, conferenze e varie sulla rappresentanza di genere hanno ignorato la candidatura di Laura Puppato. Ho scritto tante volte di tutta la loro attività politica sul tema, ora la lasciano su carta. Io la Puppato la voto, loro no.

Solo da ultimo ma non perchè sia l'ultimo dei miei pensieri, sono andata a guardarmi le proposte di Laura sulla precarietà; è un punto di partenza che mi convince e sono sicura che ne parleremo ancora, noi del Comitato Napoli per Laura Puppato insieme a lei che ci verrà a trovare presto:  la forza che ha aggregato nel Paese in quest'esperienza non andrà dispersa. Lascio qui un passaggio del suo programma dedicato alla precarietà.

 "Il lavoro precario mina la coesione sociale del Paese. Lo sfruttamento di giovani e meno giovani genera instabilità economica e rende incerto il futuro. Nei i casi in cui il contratto a tempo indeterminato non risponde in pieno alle esigenze organizzative dell’imprenditore, si possono introdurre misure controllate di flessibilità che soddisfino le necessità aziendali senza tuttavia pregiudicare gli interessi dei lavoratori. La strada da seguire è quella della gradualità della tutela: più lungo è il periodo di lavoro, più stabile diventa l’impiego.
Va comunque riformata completamente la normativa sui contratti a termine, abolendo tutti quelli in vigore e creandone uno soltanto, ben strutturato, destinato alle attività di durata davvero limitata (perché stagionali o realmente brevi), prevedendo sanzioni severe per quei datori di lavoro che dovessero servirsi di lavoratori “a termine” per lo svolgimento di attività ordinarie. Il contratto di breve durata dovrà in ogni caso essere meglio retribuito rispetto a quello ordinario."