mercoledì 24 giugno 2015

#ResistANSA Nessuno è al sicuro e non è una buona notizia

L'Ansa. E' stato anche un mio luogo di lavoro, temporaneo e precario, simile nella diseguaglianza a tanti altri ma non è uguale agli altri. Non si tratta di banale nostalgia degli anni giovanili carichi di speranza fresca ma del piccolo orgoglio di aver fatto parte per un tempo della più importante agenzia d'informazione italiana.

Conosco la redazione di Napoli, da anni sottodimensionata per una città complessa come questa capace come poche, nella sua complessità, di generare personaggi e fatti, eventi e personalità. Notizie che per essere passate nel circuito informativo nazionale necessitano di professionisti capaci di leggere oltre che la realtà, decodificare i comunicati, scansare le marchette, fronteggiare le pressioni di poteri grandi e piccoli nell'interesse del bene pubblico dell'informazione libera e obiettiva.

L'azienda ha appena annunciato un piano di 65 esuberi.  Meglio di me dicono i sindacalisti, io semplifico: 65 giornalisti resteranno a casa in cassa integrazione oppure potranno lavorare se lavoreranno tutti meno e tutti saranno pagati di meno.

Pessima notizia, basta sostituire esuberi con persone per sentirne tutta l'eco sinistra.
Pessima notizia, come si può essere competitivi senza professionisti capaci.
Pessima notizia, non si compete affidandosi a stagisti a rotazione, a collaboratori pagati 3 euro a lancio.

Dai manuali di giornalismo e dalla memoria collettiva l'Ansa si racconta come la prima agenzia giornalistica italiana. Se così è #ResistANSA deve essere una battaglia di tutti, fuori dalle divisioni del chi è dentro e chi è fuori dal cerchio delle tutele. Come si vede non solo non sono per tutti ma non sono neanche per sempre.