giovedì 30 agosto 2012
mercoledì 29 agosto 2012
Rispetto: può rifiorire?
Rispetto. Rispetto delle scelte, rispetto del proprio
mestiere, rispetto delle regole di accesso alla professione , rispetto dei ruoli. Siamo così in mezzo,
talmente una generazione di mezzo da non sapere più se sia un valore da
praticare o da rivendicare. Con quella
sensazione perenne dell’essere fuori da un invisibile cerchio; dove non sempre chi è dentro è più bravo di te.
Visto da Sud, quel cerchio è popolato spesso da
persone incapaci ma ben introdotte, dotati del cognome e del lasciapassare
giusti. Il posto fisso è stato un inesauribile merce di scambio nel sottobosco
della politica locale che ha creato, fedeltà
ad un consenso fatto di riconoscenza malata; e di rispetto malato. Senza alcun rispetto per le
regole elementari di convivenza civile.
Intanto eccoci, ci siamo: in una condizione comune di
persone mature ma non più giovani, nel pieno di un’età produttiva e
riproduttiva, in una ambiente ostile che ci emargina dalla produzione e
negandoci la pienezza dell’essere genitori capaci dell’orgoglio di tirar su i
figli con la dignità del proprio lavoro.
E noi nell’incertezza di un eterno salto nel buio: di contratto in
contratto che non sai mai se ti verrà rinnovato; di retribuzioni che slittano
di mesi ed anche di anni; di tempo che passa e lascia spazio a quelli più
giovani di te, sfruttati quanto te o di
più, se possibile.
E allora quello da
riprenderci e da rinvigorire è il rispetto per se stessi che è stato il primo
ad affievolirsi; è attenuato, ma è lì, toccherà farlo rifiorire. Solo nella
consapevolezza del rispetto di noi stessi, del sapere che siamo in tanti a combattere una guerra personale che sta
diventando storia collettiva potremo chiedere il rispetto di chi è chiamato a
decidere le politiche pubbliche di crescita e di sviluppo del Paese.
martedì 21 agosto 2012
Monti e la Generazione Perduta, al Meeting di Rimini: "dobbiamo fare tutto il possibile affinchè il Paese non vi perda"
Il Presidente del Consiglio Mario Monti, aprendo il Meeting di CL a Rimini è ritornato al suo riferimento a noi, generazione perduta, dedicandoci un ampio passaggio, lo riporto qui con molto piacere, perchè è un'iniezione di coraggio, prima ancora che un bel segnale che ci dà quel che ci serve in questo momento: la voglia di andare avanti, ora che abbiamo detto, in giorni di vacanze, solo per chi le vacanze ha potuto permettersele, siamo qui; ci tocca andare avanti e tutti insieme mettere a disposizione le nostre energie e idee migliori.
"Vedete, quando in un’intervista rilasciata poche settimane fa ho
parlato di “generazione perduta”, non ho fatto altro che constatare con
crudezza – a volte è necessaria anche quella – una realtà che è davanti
agli occhi di tutti: lo “sperpero” di una intera generazione di persone
che oggi giovani non lo sono più, alcuni di loro hanno superato i 40
anni d’età, e che pagano le conseguenze gravissime della scarsa
lungimiranza di chi, prima di me, non ha onorato il dovere di impegnarsi
per loro. Un’intera generazione che paga un conto salatissimo.
Una generazione che, ci tengo a precisare, non considero perduta
perché priva di mezzi o capacità. Al contrario, trovo che la perdita,
gravissima, di capitale umano abbia nuociuto fortemente al Paese, in
parte per l’emorragia di professionisti e studiosi che hanno scelto di
vivere all’estero, in parte per le mancate opportunità di coloro che,
benché meritevoli, sono rimasti in Italia, senza trovare adeguate
soddisfazioni professionali.
È questa la perdita generazionale a cui facevo riferimento. Una
perdita che danneggia tutti noi, non solo i diretti interessati, a cui
non mancano né energie né competenze. Apprendo che, a seguito della mia
dichiarazione, molti appartenenti alla fascia d’età compresa tra i 30 e i
40 anni hanno reagito, siglando un vero e proprio manifesto in cui
spiccano parole portanti come merito, rispetto, impegno e fiducia. È la
conferma di quanto ho appena detto: abbiamo un capitale umano
eccellente, al quale le “batoste” di questi anni non hanno tolto la
voglia di proporre e di partecipare alla vita del Paese.
Dobbiamo fare tutto quanto è possibile affinché il Paese non perda anche voi e, anzi, affinché possiate essere una risorsa preziosa per la nostra economia e per il sociale, ma soprattutto perché restiate sempre vivaci come siete oggi, perché possiate mantenere lo stesso fuoco nello sguardo, la stessa curiosità.".
Dobbiamo fare tutto quanto è possibile affinché il Paese non perda anche voi e, anzi, affinché possiate essere una risorsa preziosa per la nostra economia e per il sociale, ma soprattutto perché restiate sempre vivaci come siete oggi, perché possiate mantenere lo stesso fuoco nello sguardo, la stessa curiosità.".
mercoledì 15 agosto 2012
Nè perduti, nè ritrovati: consapevoli
Oggi ho incontrato, lungo le strade della rete Ernesto Belisario, uno dei promotori del manifesto della generazione perduta, la lettura delle sue analisi su http://www.leggioggi.it/2012/08/14/tre-cose-che-su-generazioneperduta/?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter; mi piace da qui confrontarmi con lui.
Non sono sola, non siamo, soli e, soprattutto non siamo colpevoli. Ecco cosa ho provato appena l'ho visto, il manifesto; l'ho anche scritto un po' sinteticamente, nelle prime reazioni, voglio articolarlo meglio.
Se nasci, cresci, ti formi e scegli un mestiere in un tempo in cui è normale seguire una filiera precisa: studio, gavetta, aspirazione ad un lavoro per la vita, ci metti poi un po' a capire che non sarà così, le cose cambiano mentre sei in corsa, è come entrare in gara con delle regole e mentre giochi la tua partita l'arbitro se ne va, i tempi raddoppiano e l'avversario arriva armato. Si è cominciato invitandoci alla flessibilità, e tu pensi di non essere mai abbastanza flessibile e neanche sufficientemente armato. Sola. Intanto ti senti solo perchè la precarietà sembra aver colpito solo te. Perchè è una condizione che ciascuno-a si vive a casa sua coltivando rigogliosi grovigli di inadeguatezza, senso di colpa, frustrazione.
Ora la messa a punto di un manifesto se pure non dovesse ottenere risultati 'politici' (che non è per me una brutta parola, anzi) ha il merito di aver indicato la condizione di milioni di persone e di aver fatto fluire la linfa della consapevolezza. Come un balsamo sono sicura sbloccherà quel senso di inadeguatezza individuale che potrà trasformarsi in un'energia positiva.
Ci si accusa e si precisa che non abbiamo intenti rivendicativi: a me onestamente rivendicare non sembra un verbo che chiede giustificazione; non godremmo di tanti diritti civili oggi se non fossero stati rivendicati prima di noi.
Qualcuno ha scritto che si tratta di un'iniziativa che durerà lo spazio agostano, io non lo spero e non lo credo: certo dipenderà da quali contenuti ed obiettivi vorrà e saprà alimentarsi; che non è nostalgia del posto fisso (che male ci sarebbe?) del resto non posso desiderare quel che non ho conosciuto, ma condizioni più eque di contratto, di pagamento, di fiducia verso il futuro, questo sì.
Sono i nostri diritti di cittadinanza. E di visibilità: qui al Sud, più che altrove, lo abbiamo visto il voto di scambio one to one: preferenze per posto fisso, pensioni di invalidità finte, integrazioni di reddito varie. E a furia di saccheggiare così denaro, amministrazione, posti pubblici; non è rimasto più nulla; nulla di sano. Solo diffidenza verso il Pubblico, lo Stato, la Politica,
Non voglio parlare ora di candidati alle elezioni politiche, carichi di promesse, al prossimo giro il loro armamentario sarà spuntatissimo.
Il manifesto parla invece ai decision makers, il Governo Monti è vero è chiamato a tenere insieme il sistema Paese cercando di portarlo fuori dalle secche che non ha causato. I parlamentari, le persone che compongono i partiti, hanno responsabilità e devono prendersi la responsabilità di registrare la nostra esistenza.
Perchè questo è il primo, importante obiettivo raggiunto dal manifesto della Generazione Perduta: ci ha restituito consapevolezza; ora a loro tocca il dovere di vederci; vederci e condividere con noi impegni di politiche pubbliche possibili che ci tengano dentro il cerchio. Ignorarci non conviene a nessuno. Perchè se noi continuiamo ad essere invisibili, loro potrebbero scomparire.
mercoledì 8 agosto 2012
Il manifesto della generazione perduta
E' stato come guardarsi in uno specchio e non sapevo se esserne contenta o piangerci su. Le vie della rete amichevolmente percorse da Daniela Vellutino passando per La Stampa, mi hanno portata a http://www.generazioneperduta.it/, manifesto della generazione di mezzo tagliata fuori dal futuro. Questa bella connessione che tiene insieme amicizia e profondità di informazione arriva fino ad una riflessione che sebbene sia agosto, ha superato in tre giorni le mille adesioni. http://www.generazioneperduta.it/il-manifesto-della-generazione-perduta/ .
Intanto da qui vi invito a leggerlo, a firmarlo e a diffonderlo. Cuore dell'appello 5 parole chiave:
Rispetto - Merito - Impegno - Progetto - Fiducia.
Le assumo in pieno e dedicherò da qui un post ad ognuna. Commenterò poi anche l'autorevole punto di vista in merito dell'economista Irene Tinagli http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=10410 che arricchisce la discussione.
Intanto da qui vi invito a leggerlo, a firmarlo e a diffonderlo. Cuore dell'appello 5 parole chiave:
Rispetto - Merito - Impegno - Progetto - Fiducia.
Le assumo in pieno e dedicherò da qui un post ad ognuna. Commenterò poi anche l'autorevole punto di vista in merito dell'economista Irene Tinagli http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=10410 che arricchisce la discussione.
Portare la barca all'asciutto
"Noi in qualche modo "amm tirat 'a varc 'o 'sciutt ma i figli nostri?"Gruppo di famiglia sotto l'ombrellone: i nipotini, i genitori poco sopra i trenta, i nonni che hanno appena raggiunto il traguardo della pensione o stanno per arrivarci. Sintesi dei discorsi sospesi fra gli affanni di sempre, Monti e il rigore; si commenta che quest'anno 6 italiani su 10 non sono partiti per le vacanze; gli interrogativi sull'autunno che verrà, è l'inquietudine della neo nonna che ricorre alla saggezza dei modi di dire napoletani.
Noi abbiamo tirato la barca all'asciutto. E l'interrogativo supera la stagione delle castagne per spingersi
oltre. Il futuro dei figli giovani, che lavorano e non lavorano, che se
lavorano non si sa fino a quando e a quali condizioni lavorano. Hanno
figli piccoli, l'impegno morale, materiale ed economico di mettere su
casa preso grazie ai genitori che danno una mano quando serve, e serve
spesso, sempre più spesso. La generazione del dopoguerra , giovani coppie degli anni Sessanta, una vita di lavoro per comprare la macchina, il frigorifero, la casa, il televisore a colori. Quante mogli hanno messo da parte dalla spesa le monete, da cento lire, la cinquecento lire di carta accantonando un anno intero la cifra necessaria per qualche giorno al mare o per il divano nuovo.
Quelle casalinghe dell'era del dado star oggi sono nonne e guardano alle figlie con apprensione: a quelle che hanno i figli piccoli, a quelle che decidono che un figlio proprio non possono permetterselo. Economicamete ed emotivamente. Perchè da un individuo adulto ad un essere bambino il passaggio di sentimenti di fiducia e sicurezze dovrebbe essere un diritto naturale. Come una volta, non tanto tempo fa, solo una generazione fa in fondo. Dell'ultima generazione che è riuscita a tirare la barca all'asciutto.
Quelle casalinghe dell'era del dado star oggi sono nonne e guardano alle figlie con apprensione: a quelle che hanno i figli piccoli, a quelle che decidono che un figlio proprio non possono permetterselo. Economicamete ed emotivamente. Perchè da un individuo adulto ad un essere bambino il passaggio di sentimenti di fiducia e sicurezze dovrebbe essere un diritto naturale. Come una volta, non tanto tempo fa, solo una generazione fa in fondo. Dell'ultima generazione che è riuscita a tirare la barca all'asciutto.
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