martedì 15 gennaio 2013

L'impotenza e la rabbia fra chi è dentro e chi è fuori

Palazzo San Giacomo sede del Comune di Napoli sta catalizzando la rabbia, l'impotenza, la voglia di lottare e la stanchezza di lottare dei lavoratori. Dipendenti comunali e operatori sociali. Non si combattono perchè la partita non è la stessa ma i secondi di sicuro guardano male i primi.
Lavoratori diversi, che fanno cose diverse, hanno contratti diversi, diritti diversi, profili diversi, storie diverse. E hanno rivendicazioni diverse; un solo sentimento li accomuna: quel sentire sulla loro pelle forte l'ingiustizia; se la portano scritta in faccia, gli attraversa la giornata e gliene inquina la qualità degli affetti, perchè sono quelli più vicini a te a soffrirne di più. Insieme a te.
Il lavoro è come un cerchio: sei dentro, sei fuori, sei nella zona grigia fra il dentro e il fuori.
I dipendenti del Comune di Napoli rischiano tagli agli stipendi, stanno protestando per difendere il loro diritto acquisito; gli operatori sociali  che gestiscono servizi  per conto del comune, per aiutare chi resta indietro non vengono pagati da più di due anni. Il Comune non ha i soldi per pagare i servizi che gli ha affidato.
Per un operatore sociale precario un dipendente comunale è comunque un privilegiato, uno che conta su diritti che lui non avrà mai e che intanto ne ha uno grandissimo: uno stipendio fisso alla fine di ogni mese. Un privilegio, pensarci dà quasi una vertigine. Sapete cosa vuol dire programmare non dico il futuro ma una spesa? E' un privilegio, appunto. E allora, che cosa protestano questi dipendenti comunali? Non hanno il diritto di difendere un privilegio.
No. Non è una rabbia giusta. Non è che restringendo i diritti a chi li ha ne garantisci di più a chi non li ha mai avuti. E' un'ingiustizia e l'invidia sociale non sana l'ingiustizia, la rende solo più aspra.