C'è qualcosa di ingenuo nell'aspettarsi la pratica della solidarietà fra colleghe da chi, a colpi convinti di tastiera teorizza e brandisce l'opportunità, la convenienza, la bellezza delle relazioni fra le donne. Non sempre va così.
La giornalista precaria Laura Eduati, collaboratrice dell'Huffinghton Post Italia intervista la ginecologa Alessandra Kustermann su questioni delicate ed intime che intrecciano fortemente la libertà delle donne nei momenti di sofferenza privata.
L'articolo va on line, è un'intervista lunga, dettagliata, profonda e il titolo non rende giustizia delle complessità che affronta.
Marina Terragni, firma del Corriere della Sera che conosce la dottoressa Kustermann, commenta l'intervista su fb attaccando Laura Eduati: la accusa di essere disonesta, di voler far carriera, di non aver riportato fedelmente il pensiero della ginecologa artatamente per rendere un servigio a Renzi perchè ha un fidanzato renziano.
Con buona pace della solidarietà fra donne, fra colleghe, fra una professionista tutelata dal contratto e dalla testata e fra una professionista precaria che nonostante tutto, nella totale incertezza di diritti e futuro, come tante e tanti, continua a fare onestamente questo mestiere.
La dottoressa Kustermann entra nella discussione precisando che il suo pensiero è stato riportato correttamente e con onestà, il titolo magari non dà conto appieno dell'intera intervista. Ma i titoli non li fanno i giornalisti che scrivono gli articoli.
La Terragni allora, dice che la Eduati avrebbe dovuto vigilare sul titolo.
E lei sicuramente sa che se il titolo non è responsabilità della redattrice, sia essa opinionista d'esperienza o collaboratrice precaria.
Nel nome delle buone pratiche e delle relazioni positive fra donne, fra amiche, colleghe, sorelle, conoscenti, garantite, precarie, proletarie , borghesi.
Con buona pace della solidarietà fra donne, fra colleghe, fra una professionista tutelata dal contratto e dalla testata e fra una professionista precaria che nonostante tutto, nella totale incertezza di diritti e futuro, come tante e tanti, continua a fare onestamente questo mestiere.
La dottoressa Kustermann entra nella discussione precisando che il suo pensiero è stato riportato correttamente e con onestà, il titolo magari non dà conto appieno dell'intera intervista. Ma i titoli non li fanno i giornalisti che scrivono gli articoli.
La Terragni allora, dice che la Eduati avrebbe dovuto vigilare sul titolo.
E lei sicuramente sa che se il titolo non è responsabilità della redattrice, sia essa opinionista d'esperienza o collaboratrice precaria.
Come sicuramente sa che ognuna si
accompagna, si fidanza o si sposa con chi le pare. Vale per tutte: per me, per
Laura Eduati e anche per Marina Terragni.
Nel nome delle buone pratiche e delle relazioni positive fra donne, fra amiche, colleghe, sorelle, conoscenti, garantite, precarie, proletarie , borghesi.
Mi sono documentato e posso quindi precisare ulteriormente: da parte della Terragni non si è trattato solo di mancata solidarietà femminile, ma di qualcosa di molto peggio. Letto l'attacco di T. alla povera Eduati, Alessandra Kustermann ha confermato che la giornalista aveva riportato correttamente il suo pensiero, esprimendo qualche riserva solo sul titolo. Allora T., per non doversi scusare del proprio errore, ha sviato il discorso portandolo appunto sul titolo, ma s'è ben guardata di attribuirne la responsabilità alla potente Annunziata ("Lucia è un'amica"). Si è trattato quindi da un lato di arroganza, dall'altro di vigliaccheria. Vizi frequenti negli "intellettuali" come lei.
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