giovedì 31 ottobre 2013

La giostra dei colleghi

Capita ogni tanto di ritrovarsi. Incontri una fisionomia già vista e fai fatica a dargli i contorni giusti; poi, a mano a mano, ripescando fra i vari lavori del passato prossimo, ricomponi il puzzle. Si è lavorato insieme per un tempo limitato, poi raggiunto l'obiettivo, finito il contratto, ci si saluta. 
Mi è accaduto appena qualche giorno fa in due episodi speculari.

Ero di passaggio in una mensa aziendale, ad un tavolo per quattro pranzavano due colleghe: contratto a tempo indeterminato da vent'anni e per i lustri  a venire che mancano alla pensione.
Al netto delle ferie, dei sabati e delle domeniche fa una vita insieme: tutti i giorni. Con le procedure produttive che si inframmezzano alle storie d'amore, il matrimonio, la nascita dei figli, la cura dei genitori che si ammalano, la febbre dei bambini, i venti che agitano la coppia e la spesa ancora da fare. Si condivide il lavoro e tutto il resto e  fa una vita insieme.

Ero di passaggio a Dentro i Fatti  trasmissione televisiva di un amico di sempre, sempre pieno di idee, Samuele Ciambriello,  fra gli ospiti Massimiliano Amato collega dell'Unità, lo leggo sul giornale, il suo libro Democrat è interessante, ci seguiamo su fb, ma non ci vediamo da molto tempo. Ci eravamo incrociati, non mi ricordo più in che anno, per un progetto editoriale mai andato in porto. Il suo numero di telefono è ancora sull'agenda che usavo allora.
Anche quello di sua moglie Piera Carlomagno sta in una vecchia rubrica, lei come me fa un mestiere e mille lavori l'ho conosciuta durante un'edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum. E anche in quell'occasione si condivide un po' di lavoro e qualche  frammento di vita.
Piccole note personali che si infilano nella filiera  frenetica degli uffici stampa, le conferenze, le telefonate che arrivano, le scadenze che incombono mentre il pensiero comprende anche la giornata dei figli che devono essere ripresi all'uscita di scuola, hanno lo sport o sono invitati ad una festa e culminano nel domandone di fine giornata: Che si mangia a cena?

E giorno dopo giorno, fino all'accumulo inconsapevole, degli anni che passano, anche quello del database dei colleghi per un giorno, una settimana, un mese, tre mesi, sei mesi cresce; ogni volta che finisce un contratto parte in automatico il reset: cancellare le mail che non servono più, archiviare file che non si sa mai possono tornare utili, concedersi la libertà di togliere l'amicizia su fb a quel tale che non sopportavi già il primo giorno.

Per essere pronti ad aprire una nuova lista di contatti: indirizzi elettronici, numeri telefonici, profili fb, account tw. 

E, su tutto, essere disposti a mettersi in relazione condividendo con curiosità, competenze ed emozioni con persone nuove, sempre più spesso più giovani di te. Può essere avvincente, a volte più, a volte meno. Di sicuro è faticoso.

domenica 20 ottobre 2013

Congresso PD; il #segretario che verrà e la #precarietà

Una testa un voto. Un voto di testa mia 

Dice che Matteo Renzi è in testa, lo dicono  i sondaggi misurando le intenzioni di voto per le primarie del Partito Democratico. Dunque sembrerebbe che i giochi siano fatti. Il popolo delle primarie, organizzato in correnti, componenti, sensibilità, gruppi e sottogruppi,  ha già deciso e lo sta dicendo ai sondaggisti con un certo anticipo.

Ci credo con riserva. Per molte ragioni, che non sono solo le mie ragioni.  Secondo me sta cambiando e di molto il sentire e il decidere del cosiddetto "popolo delle primarie" che potrebbe riservare delle sorprese.

In quanto a me, mi riservo di decidere e fra Matteo Renzi, Gianni Cuperlo, Giuseppe Civati, Gianni Pittella, sceglierò chi deciderà di illuminare il cono d'ombra in cui sono relegati i precari della generazione di mezzo vittime di una condizione che non hanno scelto, determinata anche dalle scelte collusive lunghe tanti anni del Pci, Pds, Ds, Pd che non hanno sufficientemente contrastato il cambiamento del mercato del lavoro nel delicato passaggio da posto fisso a flessibile che è diventato precarizzazione continua di vita senza tutele né diritti.

Questo Congresso per il Pd sarà un momento di svolta in cui o si rischia per il cambiamento o si rischia la frantumazione.

Il recupero della sua identità dovrebbe passare anche da qui: un'analisi seria del fenomeno sottotraccia dei precari della generazione di mezzo, una proposta politica credibile e convincente e poi una comunicazione efficace.

Intanto lo dico qui a tutti i candidati,  tra qualche ora, molto volentieri, lo dirò a Gianni Cuperlo, durante un incontro pubblico a Napoli dove sono stata invitata. Poi vi dirò.




domenica 6 ottobre 2013

Precarietà della #Generazionedimezzo in pagina su Repubblica. Finalmente.

"Accanto alle difficoltà materiali, i nè giovani nè vecchi in cerca di lavoro sono condannati ad una sorta d'inesistenza. E il disconoscimento è sempre una delle forme di violenza più subdole e assieme logoranti che si possa infliggere agli esseri umani". 

 Come in uno specchio. Fin dalle prime righe il commento firmato da Benedetta Tobagi http://interestingpress.blogspot.it/2013/10/frustrati-e-senza-lavoro-cosi-la-vita.html e uscito su Repubblica qualche giorno fa, rimanda la sensazione di uno specchio. 

Il taglio scelto è simile a quello del Sillabario, ma non è la primogenitura a dare forza alla questione. 
La forza dell'esistenza e delle ragioni dei precari si irrobustisce  in ragione della diffusione e della moltiplicazione dei luoghi in cui se ne parla e delle voci che le raccontano.

Le storie delle vite precarie della #generazionedimezzo diventano notizia e animano l'inchiesta, aperta dal racconto di Roberto Mania  "La generazione sprecata" http://interestingpress.blogspot.it/2013/10/la-generazione-sprecata.html.

Finalmente! Ho pensato  e sono sicura che lo hanno pensato o lo penseranno anche i lettori del Sillabario che da tempo, fedelmente seguono questo tema. Che è questione nascosta, da poco percepita non solo da chi dovrebbe osservarla e studiarla; da quanti dovrebbero affrontarla e governarla ma anche da quanti la vivono.

Esserne consapevoli per chi la attraversa richiede la fatica più dura, un cambio di pensiero: non c'è più, forse non c'è mai stato e comunque non ci sarà mai il posto fisso. Uno per la vita. Con gli stessi orari, gli stessi colleghi per qualche decennio, la scrivania con le foto dei figli... E' una generazione che non merita le consuetudini quotidiane del lavoro stabile.

Finalmente se ne parla entrando nel chi sono i precari, quanti sono, dove sono. Storie e dati emergono, come da una pentola a pressione scoperchiata di getto, nell'inchiesta a più firme http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/10/01/news/stato_precario-67649460/ di Vittoria Iacovella, Salvo Intravaia, Maria Elena Scandaliato, Valerio Mammone ed un commento di Federico Fubini.

Se ne parla finalmente e se ne parlerà sempre di più. E che chi è chiamato a farlo governi, ridandogli speranza, le vite dei precari della #generazionedimezzo la cui unica colpa è quella esserci capitati senza potersi sottrarre.