giovedì 26 luglio 2012

La solitudine degli adultoscenti


In casa a far quadrare i conti; non siamo in piazza (ancora) grazie al welfamily. In silenzio, mantenuti. E non sappiamo se è più umiliante o più mortificante. Di certo non è giusto. E ognuno combatte la sua personale battaglia. Solitaria.
Confronto nel programma In Onda fra Spagna e Italia e la crisi che morde. Immagini di piazze iberiche in rivolta. Si protesta. Ed in Italia, ci aspetta un autunno caldo, è una delle domande sul tavolo.
Da noi la rabbia della protesta non è ancora esplosa perché la generazione di mezzo, età adulta, scelte da grandi, figli, viene “man-tenuta”, tenuta per mano dai genitori, dai nonni.
Le ciambelle di salvataggio si chiamano, pensioni,
dopo una vita di lavoro; casa di proprietà, dopo le cambiali di una vita;  piccolo risparmio dopo una vita di sacrifici.
E nel dibattito irrompe un neologismo “adultoscenti”.
Siamo adulti, lo dicono i compleanni che si susseguono, i figli che abbiamo messo al mondo, le rate da pagare, i salti da un contratto all’altro, i compensi che arrivano, quando arrivano, con anni di ritardo.
Siamo adolescenti: a casa con i genitori, non ce ne siamo mai andati o siamo stati costretti a tornare; e loro lì a sostenere. E noi in casa in silenzio. Le piazze italiane sono vuote. Ancora.

sabato 14 luglio 2012

Matrimonio fra fine e inizio millennio

Insieme. Per scelta che si fa ogni giorno scommessa. Cresciuti in un fluire di certezze che tendevano verso l'Italia media. Il lavoro, uno per tutta la vita, la scuola, le vacanze al mare, il Natale con i nonni.
Facciamo parte di una generazione sperimentale: che non ha fatto in tempo a rientrare nel terno del posto fisso; perchè a vent'anni pensi che basti studiare e seguire il tuo sogno. Era il tempo in cui la raccomandazione era un sistema normale per ritagliarsi un ruolo lavorativo e sistemarsi. Poi con Tangentopoli sembrava doversi aprire una stagione nuova, scandita dal merito.
Un'illusione. Di padre in figlio, di amico in amico, da potente a introdotto, la segnalazione è diventata solo più carsica, sotterranea. Con un sistema di 'regali' in  cui sono lievitate le percentuali perchè è aumentato il rischio. E hanno smesso anche di indire concorsi per ruoli pubblici.
Fino ad un certo punto pensi che il matrimonio sia un giorno che arriva come l'ultima tessera di un puzzle: occupazione certa per due; una casa con spazi rinnovati e arredata per due; e due che aspirano a moltiplicarsi almeno per due.
Poi senza dirselo esplicitamente scommetti e punti tutto sulla speranza: ti sposi anche se il lavoro non è quello sperato, la casa non è quella sognata e la consapevolezza che i figli hanno diritto ad avere genitori se non giovani almeno entusiasti. La prima bambina è una scelta di coraggio, il fratello un'incoscienza ragionata.Per amore. Di due che si è moltiplicato per due.
E' una riflessione del 2007, volevo prenderne solo un estratto; ma è tutto cosi brutalmente attuale.
Aggiungo solo una domanda: mi sono sposata nel 2000, avevo 34 anni, a 35 la prima bambina....
Quanti precari trentenni mettono su famiglia oggi?




venerdì 13 luglio 2012

Benvenuti e benvenute su sillabarioprecario

Precarietà. Di vita e di futuro; di lavoro. E i sentimenti? Come ci si sente senza il domani? Come cambia lo stare con gli altri, come si modificano gli affetti, che cambiano, eccome se cambiano; si nutrono di incertezza anch'essi. Voglio parlare di questo, qui, nel sillabarioprecario. Avevo cominciato a farlo su www.fiorente.ilcannocchiale.it il 7 settembre 2007; non si erano affermati ancora i social network. 
Come un amore complesso l'ho mollato e ripreso. 
Ignara delle potenzialità della rete avevo scelto una piattaforma per niente friendly. Ora ci riprovo. E' passato del tempo, e la precarietà che allora sentivo come una colpevole condizione solitaria è diventata  comune. Siamo in tanti ed in tante. 
Dirò a mano a mano la mia; per ora grazie a Goffredo Parise che ha firmato uno dei miei libri del cuore 
I Sallabari; da questo imperdibile titolo prendo prestito e ispirazione.