domenica 23 febbraio 2014

Colleghi s-collegati

A ciascuno il suo contratto e quindi a ciascuno la sua trattativa personale e riservata. Con buona pace di parole conquistate nel Novecento: diritti e dignità del lavoro, contrattazione collettiva, sciopero, compenso minimo sindacale. Parole svuotate ed archiviate nel caos conveniente di 36 o forse addirittura 42 forme di contratto che regolano i rapporti di lavoro fra datori di lavoro e lavoratori.

Una giungla che genera colleghi scollegati: ci si incontra per un tempo limitato, si fa grossomodo lo stesso lavoro, nella stesso posto ma chiusi ciascuno nelle sua traiettoria personale ci si guarda bene dal condividere le informazioni su modalità e tempi d'assunzione, compiti, orari, impegno in ufficio o da remoto, compenso, in bianco, a nero.E poi non sempre c'è la corrispondenza fra quel che si fa e quel che è scritto sul contratto.

Accade dappertutto, se ne avvalgono anche nell'Amministrazione pubblica, quella che una volta era il posto fisso, uno e per sempre. Lo fanno tutti anche imprenditori che votano a sinistra. Non è fuorilegge, ma questo non toglie niente all'immoralità.

E tutto diventa ripiego, ripiegati su se stessi, ciascuno sulla sue urgenze piene di bollette da pagare, la famiglia da mantenere, e, quand'anche non ci fosse niente di tutto ciò chi può dire che il lavoro non debba vedersi riconosciuto in dignità che non deve per forza avere lo stigma compassionevole del bisogno.E' un ripiego lo stesso e piega con la stessa forza d'urto.

Lavoro che piega è un ripiego  e non ripaga perchè leggi bastarde lo consentono.