mercoledì 15 agosto 2012

Nè perduti, nè ritrovati: consapevoli

Oggi ho incontrato,  lungo le strade della rete Ernesto Belisario, uno dei promotori del manifesto della generazione perduta, la lettura delle sue analisi su http://www.leggioggi.it/2012/08/14/tre-cose-che-su-generazioneperduta/?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter; mi piace da qui confrontarmi con lui.
Non sono sola, non siamo, soli e, soprattutto non siamo colpevoli.  Ecco cosa ho  provato appena l'ho visto,  il manifesto;  l'ho anche  scritto un po' sinteticamente, nelle prime reazioni, voglio articolarlo meglio.

Se nasci, cresci, ti formi e scegli un mestiere in un tempo in cui è normale seguire una filiera precisa: studio, gavetta, aspirazione ad un lavoro per la vita, ci metti poi un po' a capire che non sarà così, le cose cambiano mentre sei in corsa, è come entrare in gara con delle regole e mentre giochi la tua partita l'arbitro se ne va, i tempi raddoppiano e l'avversario arriva armato. Si è cominciato invitandoci alla flessibilità, e tu pensi di non essere mai abbastanza flessibile e neanche sufficientemente armato. Sola.  Intanto ti senti solo perchè la precarietà sembra aver colpito solo te. Perchè è una condizione che ciascuno-a si vive a casa sua coltivando rigogliosi grovigli di inadeguatezza, senso di colpa, frustrazione.

Ora la messa a punto di un manifesto se pure non dovesse ottenere risultati 'politici' (che non è per me una brutta parola, anzi) ha il merito di aver indicato la condizione di milioni di persone e di aver fatto fluire la linfa della consapevolezza. Come un balsamo sono sicura sbloccherà quel senso di inadeguatezza individuale che potrà trasformarsi in un'energia positiva.

Ci si accusa e si precisa che non abbiamo intenti rivendicativi: a me onestamente rivendicare non sembra un verbo che chiede giustificazione; non godremmo di tanti diritti civili oggi se non fossero stati rivendicati prima di noi.
Qualcuno ha scritto che si tratta di un'iniziativa che durerà lo spazio agostano, io non lo spero e non lo credo: certo dipenderà da quali contenuti ed obiettivi  vorrà e saprà alimentarsi; che non è nostalgia del posto fisso (che male ci sarebbe?) del resto non posso desiderare quel che non ho conosciuto, ma condizioni più eque di contratto, di pagamento, di fiducia verso il futuro, questo sì.

Sono i nostri diritti di cittadinanza. E di visibilità: qui al Sud, più che altrove,  lo abbiamo visto il voto di scambio one to one: preferenze per posto fisso, pensioni di invalidità finte, integrazioni di reddito varie. E a furia di saccheggiare così denaro, amministrazione, posti pubblici; non è rimasto più nulla; nulla di sano. Solo diffidenza verso il Pubblico, lo Stato, la Politica,

Non voglio parlare ora di candidati alle elezioni politiche,  carichi di promesse, al prossimo giro il loro armamentario sarà spuntatissimo.

Il manifesto parla invece ai decision makers, il Governo Monti è vero è chiamato a tenere insieme il sistema Paese cercando di portarlo fuori dalle secche che non ha causato. I parlamentari, le persone che compongono i partiti, hanno responsabilità e devono prendersi la responsabilità di registrare la nostra esistenza.

Perchè questo è il primo, importante obiettivo raggiunto dal manifesto della Generazione Perduta: ci ha restituito consapevolezza; ora a loro tocca il dovere di vederci; vederci e condividere con noi impegni di politiche pubbliche possibili che ci tengano dentro il cerchio. Ignorarci non conviene a nessuno. Perchè se noi continuiamo ad essere invisibili, loro potrebbero scomparire.

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