giovedì 6 settembre 2012

Giornalisti perduti della generazione di mezzo: lunedi 17 settembre appuntamento a Napoli


Ci chiamano freelance, collaboratori occasionali, parasubordinati. Lavoriamo con la partita iva, collaboriamo a progetto. Molto spesso il nostro è un lavoro stabile con compensi men che minimi e garantiamo l'informazione plurale, corretta, puntuale. Siamo giornalisti. Siamo precari.
Laura Viggiano rappresentante della Campania nella Commissione nazionale Lavoro Autonomo della Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha organizzato per lunedì  17 settembre, nelle sale dell'Istituto degli Studi Filosofici di Napoli, ore 10.30 un incontro per sollecitare l'approvazione di una legge che garantisca l'equo compenso. A discutere delle proposte di legge in materia, che sono ferme in Senato, sono stati invitati tutti i parlamentari eletti in Campania che si confronteranno con i rappresentanti nazionali dell'Ordine dei Giornalisti e del sindacato.
"Sono i giornalisti che tengono in piedi molte nostre testate grazie ad un lavoro di qualità pagato una minima parte di quello dei «grandi vecchi»"
Così Irene Tinagli su  http://lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&
Di tutti gli esempi che l'economista fa, intervendo nel dibattito sulla generazione di mezzo, che si è imposta all'attenzione dei media e del presidente Monti grazie alla rete attivata dal Manifesto della Generazione Perduta, non posso che scegliere questo.

Sono io, una fra tanti e tante che tante volte si è chiesta, come tutti i colleghi precari: ma se domani nessun collaboratore si  decidesse a non collaborare per la testata cui offre il suo lavoro qualificato ma sottopagato, nella speranza di un'assunzione. Un giorno.

Un giorno che si fa sempre più lontano e nebuloso. Con gli anni che passano e tu che da giovane giornalista, diventi cronista, fino alla consapevolezza piena, certificata  dall'esperienza e dall'albo, che non fai la giornalista ma sei giornalista. E allora se sono quel che faccio posso ben decidere di non collaborare.
Di non "prestare la propria opera per un'attività collettiva" secondo la definizione del Sabatini Coletti. Servizi mancanti nei tg? buchi nelle agenzie? Spazi bianchi nei quotidiani?. Niente affatto.

Perchè la nostra è una professione che ha un tratto forte di individualismo; ognuno costruisce il suo percorso di carriera da solista. Le nostre ragioni da precari, non sappiamo renderle notiziabili e certo è larghissima la  rete di solidarietà dei giornalisti accorsati, le grandi firme che tanto ci piace condividere e commentare sui social network e che non ricambiano mai, immersi come sono nel ruolo. In quanto ai colleghi contrattualizzati che incontriamo tutti i giorni, solidarizzano lamentandosi del super lavoro che "subiscono" nelle redazioni.

Vorrei sapere quanti giornalisti precari hanno sottoscritto il http://www.generazioneperduta.it/il-manifesto-della-generazione-perduta/ e quanti ne parlano sui blog e attraverso i loro profili social.
Alcune testate e tv ne hanno parlato. Sono sicura che ancora se ne parlerà e tocca soprattutto  a noi farlo.

Nessun commento:

Posta un commento