giovedì 1 settembre 2016

Fertilityday. Una pensata senza rispetto

Una campagna per invitare le donne e mettere al mondo figli? In questo mondo di incertezza e precarietà lavorativa? Di  contratti a scadenza, di lettere di dimissioni firmate ai colloqui in cui ci si impegna a lasciare il posto in caso di gravidanza; in questo paese di nonni che sostituiscono gratuitamente baby sitter, asili, accompagnamento a  scuola e sport, catechismo, feste di compleanno....

Ma davvero qualcuno, un gruppo di menti pensanti ha potuto immaginare, disegnare, creare claim e slogan per lanciare una campagna con una data,  un giorno in cui ricordarsi di procreare?

Ma davvero? Davvero?  Questa campagna, non è surreale e ridicola.

E' offensiva. Offensiva per le donne: quelle che hanno lottato per autodeterminarsi, rivendicando il diritto di scegliere se, quando, come e con chi mettere al mondo un figlio.

Offensiva per le donne che oggi lottano per tenere insieme desiderio di autonomia lavorativa (sempre più precaria); desiderio di famiglia sempre più rischioso perché se non hai la certezza di un lavoro rispettoso di quel che fai e di quel che sai non è che ai figli basta intonarci la canzoncina della ninna nanna se torni a casa e ti sobbarchi un'altra giornata di lavoro casalingo e non puoi permetterti una persona che se ne occupa al tuo posto.

Troppo facile portare a paragone la vita di una ministra, quindi non lo farò.

Intanto il sito della campagna è stato chiuso. Non è rimasto che il logo.
Nelle prossime ore partiranno distinguo e spiegazioni. Da una Ministra della Repubblica che non sa nulla dell'essere donna e madre in questo Paese.
Serve lavoro rispettato, servizi rispettosi, classe dirigente rispettabile, capace di leggere e governare i cambiamenti con rispetto.

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